Roncole di Postua - Alpe Panin (sentiero dei partigiani)
1186 metri s.l.m.
Segnavia H20 - Distanza: 9.8 Km - Tempo: 4.00
Località di Partenza
Punto più Alto Dislivello in Salita Dislivello in Discesa Segnavia Lunghezza Difficoltà Tempo di Percorrenza Periodo Consigliato Acqua sul percorso |
Località Roncole di Postua (m.488)
Alpe Panin (m. 1186) mt. 945 mt. 248 H20 9.8 km E / EE (senza reali difficoltà ma in ambiente impervio e isolato) Ore 4.00 Maggio - Ottobre SI |
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Il sentiero inizia presso l’area per manifestazioni al termine della strada asfaltata dopo la frazione Roncole di Postua (m. 488). Seguendo lo sterrato, a traffico limitato, che costeggia la sponda sinistra del torrente Strona, dopo circa 200 metri si raggiunge la cappella di San Martino (m. 496 – ore 0,05). Qui, un ponte in metallo sul torrente costituisce l’imbocco dell’itinerario H12 che sale all’Alpe di Noveis. Si prosegue lungo lo sterrato nella zona a pascolo di Pra dal Forn e, in leggera salita, si arriva ad un secondo ponte in metallo sullo Strona (m. 512 – ore 0,15 – tot. 0,20), che è l’inizio del sentiero H21 che sale all’Alpe Buggie, con possibilità di proseguire verso il Monte Barone. Continuando sulla pista, dopo circa 300 metri, si arriva alla cappella della Marcolegia situata in un poggio a picco sullo Strona. Reca all’interno un dipinto con la scritta “Madonna degli alpeggi”. Si prosegue sullo sterrato scorgendo in basso le baite dell’Alpe Mosca. Poco oltre si incontra un bivio (m. 551 – ore 0,15 – tot. 0,35) con, a destra, la pista che sale al vasto alpeggio delle Piane. Un tempo, il sentiero H20 entrava qui nel bosco, procedendo parallelamente alla strada sterrata, pochi metri a monte. Ora, invece, l’itinerario prosegue lungo lo sterrato fino a raggiungere, al termine dello stesso, lo slargo presso cui si trova il Ponte Rosso (m. 557 – ore 0,10 – tot. 0,45), passerella in legno che consente di attraversare lo Strona e raggiungere l’Alpe Cravoso. Qui è anche l’inizio del sentiero H22 che sale alle Alpi Selletto, Armitto e Bocciola.
Il sentiero H20 entra nel bosco pochi metri prima dello spiazzo che serve da parcheggio. Inizia qui il “Sentiero dei Partigiani”. Il primo tratto è in ripida salita, poi si procede in saliscendi nel bosco di castagni, passando appena a valle delle baite dell’Alpe Nove presso una cappella contrassegnata da un simbolo tricolore recante all’interno un dipinto della Madonna e l’invocazione “Ave Maria…Virgo Fidelis”.
Continuando in saliscendi, ma guadagnando lentamente quota, costeggiando sempre il torrente talvolta a discreta altezza, passando su due rustici ponticelli in legno, si perviene ad un poggio esposto (m. 684) da cui si scorge in basso la località di Morcei con la bellissima lama di acqua verde smeraldo. In diversi punti dell’itinerario, comunque, si possono ammirare i salti del torrente che forma limpide lame.
Si entra poi in una valletta, prima in decisa salita, poi in discesa fino a tornare poco sopra lo Strona e raggiungere l’ultima baita di Morcei (m. 678 – ore 0,50 – tot. 1,35). Si passa a monte della recinzione e si sale lungo un breve tratto a gradoni di roccia e poi si scende vicini al greto dello Strona. Fino a questo punto si è avanzati in direzione nord, ora si prosegue in dirazione ovest. Si continua fino ad un rio che si attraversa su di un ponticello di legno. Si incontra, ad un bivio, il termine di un itinerario, contrassegnato H20bis, che sale dall’Alpe Cravoso guadando alcune volte lo Strona.
Poco dopo, si passa accanto alle lapidi dedicate ai protagonisti della Resistenza nella valle (m. 691 – ore 0,05 – tot. 1,40). La prima è dedicata a Vigna Ivo, “ultimo pastore della valle”, la seconda ricorda il sacrificio del partigiano Enrico Canton “Pilastro”, la terza è dedicata al distaccamento “Pisacane” e alla XII divisione “Garibaldi” di Gemisto, la quarta ricorda l’eccidio di due pastori di Postua, Vigna Elisio e il figlio Idelmo, uccisi dai nazi-fascisti nel 1944.
Proseguendo in leggera salita, si passa accanto alla cascata detta “Pissa da l’Alba” il cui salto d’acqua giunge fin sul sentiero e poi si arriva alla “Balma Storna”, una parete rocciosa strapiombante rifugio in epoche remote di uomini e greggi. Successivamente, si raggiungono i ruderi dell’Alpe Aigra (m. 740 – ore 0,35 – tot. 2,15). Si scende ad attraversare il rio Gavala su una passerella in legno, poi si segue per un centinaio di metri il tratto finale del rio, pochi metri al di sopra del greto, tra i noccioli, fino alla confluenza del Gavala nel rio Panin. Tale confluenza genera il torrente Strona.
Si inizia quindi a risalire il corso del Panin. Per un breve tratto si cammina sulle rocce del greto, poi si rientra nel bosco salendo più decisamente fino ad arrivare al bivio per l’Alpe Gesiola Inferiore (m. 822 – ore 0,25 – tot. 2,40). Proseguendo a sinistra, in circa 10 minuti si arriva all’alpe, con tre baite ristrutturate e piazzola d’atterraggio per l’elicottero; invece, a destra, l’itinerario H20 prosegue in decisa salita nel noccioleto, con alcuni tornanti, allontanandosi progressivamente e definitivamente dal greto del Panin. L’ascesa diventa poi, per un tratto, più moderata, quindi nuovamente più sostenuta mentre ci si avvicina al vallone del rio Gesiola. Si fanno frequenti gli alberi di betulla, mentre il bosco lascia spazio a tratti più aperti, dove il sentiero può essere nascosto dall’erba alta e dalle felci.
Sopra i 1.000 metri compare il bosco di faggio, si raggiunge un punto panoramico sulla valle del Panin e sui bacini del Cicognana e del Molinaccio. Procedendo ora quasi in piano, si arriva ad un poggio panoramico dal quale compare, di fronte, oltre il solco del rio Prejogno, l’Alpe Panin abbarbicata su uno sperone roccioso.
Si attraversa in piano una notevole estensione di felci che ha invaso quello che un tempo fu il pascolo dell’Alpe Prejogno, i cui ruderi sono ormai invisibili per la vegetazione, si passa appena a valle di un imponente faggio isolato, utile punto di riferimento, si attraversa il rio Prejogno e si sale decisamente fino a superare un modesto rio, spesso asciutto, in corrispondenza del quale il sentiero si presenta notevolmente eroso. Un ultimo breve tratto in salita nel bosco conduce alla sella su cui sorge l’Alpe Panin (m. 1186 – ore 1,20 – tot. 4,00), baita bivacco ristrutturata nel 1999. Panin era un tempo considerato l’alpe più bello e più grande della valle di Postua. Una targa ricorda la permanenza dei partigiani nell’inverno 1944 dopo la battaglia di Postua. Ora è dotato di una decina di posti letto e fornello a gas. In un edificio vicino ci sono boiler a legna, doccia e gabinetto. E’ possibile ritirare la chiave presso il municipio di Postua.
A poca distanza, piazzola dell’elicottero su un poggio altamente panoramico.
Note: in alcuni tratti del percorso, soprattutto dopo il bivio per l’Alpe Gesiola inferiore, la presenza di erba alta e felci può rendere difficoltoso il percorso.
E’ possibile percorrere in auto la strada sterrata fino al Ponte Rosso, ma è necessario richiedere l’autorizzazione per il transito al Comune di Postua.
Il sentiero H20 entra nel bosco pochi metri prima dello spiazzo che serve da parcheggio. Inizia qui il “Sentiero dei Partigiani”. Il primo tratto è in ripida salita, poi si procede in saliscendi nel bosco di castagni, passando appena a valle delle baite dell’Alpe Nove presso una cappella contrassegnata da un simbolo tricolore recante all’interno un dipinto della Madonna e l’invocazione “Ave Maria…Virgo Fidelis”.
Continuando in saliscendi, ma guadagnando lentamente quota, costeggiando sempre il torrente talvolta a discreta altezza, passando su due rustici ponticelli in legno, si perviene ad un poggio esposto (m. 684) da cui si scorge in basso la località di Morcei con la bellissima lama di acqua verde smeraldo. In diversi punti dell’itinerario, comunque, si possono ammirare i salti del torrente che forma limpide lame.
Si entra poi in una valletta, prima in decisa salita, poi in discesa fino a tornare poco sopra lo Strona e raggiungere l’ultima baita di Morcei (m. 678 – ore 0,50 – tot. 1,35). Si passa a monte della recinzione e si sale lungo un breve tratto a gradoni di roccia e poi si scende vicini al greto dello Strona. Fino a questo punto si è avanzati in direzione nord, ora si prosegue in dirazione ovest. Si continua fino ad un rio che si attraversa su di un ponticello di legno. Si incontra, ad un bivio, il termine di un itinerario, contrassegnato H20bis, che sale dall’Alpe Cravoso guadando alcune volte lo Strona.
Poco dopo, si passa accanto alle lapidi dedicate ai protagonisti della Resistenza nella valle (m. 691 – ore 0,05 – tot. 1,40). La prima è dedicata a Vigna Ivo, “ultimo pastore della valle”, la seconda ricorda il sacrificio del partigiano Enrico Canton “Pilastro”, la terza è dedicata al distaccamento “Pisacane” e alla XII divisione “Garibaldi” di Gemisto, la quarta ricorda l’eccidio di due pastori di Postua, Vigna Elisio e il figlio Idelmo, uccisi dai nazi-fascisti nel 1944.
Proseguendo in leggera salita, si passa accanto alla cascata detta “Pissa da l’Alba” il cui salto d’acqua giunge fin sul sentiero e poi si arriva alla “Balma Storna”, una parete rocciosa strapiombante rifugio in epoche remote di uomini e greggi. Successivamente, si raggiungono i ruderi dell’Alpe Aigra (m. 740 – ore 0,35 – tot. 2,15). Si scende ad attraversare il rio Gavala su una passerella in legno, poi si segue per un centinaio di metri il tratto finale del rio, pochi metri al di sopra del greto, tra i noccioli, fino alla confluenza del Gavala nel rio Panin. Tale confluenza genera il torrente Strona.
Si inizia quindi a risalire il corso del Panin. Per un breve tratto si cammina sulle rocce del greto, poi si rientra nel bosco salendo più decisamente fino ad arrivare al bivio per l’Alpe Gesiola Inferiore (m. 822 – ore 0,25 – tot. 2,40). Proseguendo a sinistra, in circa 10 minuti si arriva all’alpe, con tre baite ristrutturate e piazzola d’atterraggio per l’elicottero; invece, a destra, l’itinerario H20 prosegue in decisa salita nel noccioleto, con alcuni tornanti, allontanandosi progressivamente e definitivamente dal greto del Panin. L’ascesa diventa poi, per un tratto, più moderata, quindi nuovamente più sostenuta mentre ci si avvicina al vallone del rio Gesiola. Si fanno frequenti gli alberi di betulla, mentre il bosco lascia spazio a tratti più aperti, dove il sentiero può essere nascosto dall’erba alta e dalle felci.
Sopra i 1.000 metri compare il bosco di faggio, si raggiunge un punto panoramico sulla valle del Panin e sui bacini del Cicognana e del Molinaccio. Procedendo ora quasi in piano, si arriva ad un poggio panoramico dal quale compare, di fronte, oltre il solco del rio Prejogno, l’Alpe Panin abbarbicata su uno sperone roccioso.
Si attraversa in piano una notevole estensione di felci che ha invaso quello che un tempo fu il pascolo dell’Alpe Prejogno, i cui ruderi sono ormai invisibili per la vegetazione, si passa appena a valle di un imponente faggio isolato, utile punto di riferimento, si attraversa il rio Prejogno e si sale decisamente fino a superare un modesto rio, spesso asciutto, in corrispondenza del quale il sentiero si presenta notevolmente eroso. Un ultimo breve tratto in salita nel bosco conduce alla sella su cui sorge l’Alpe Panin (m. 1186 – ore 1,20 – tot. 4,00), baita bivacco ristrutturata nel 1999. Panin era un tempo considerato l’alpe più bello e più grande della valle di Postua. Una targa ricorda la permanenza dei partigiani nell’inverno 1944 dopo la battaglia di Postua. Ora è dotato di una decina di posti letto e fornello a gas. In un edificio vicino ci sono boiler a legna, doccia e gabinetto. E’ possibile ritirare la chiave presso il municipio di Postua.
A poca distanza, piazzola dell’elicottero su un poggio altamente panoramico.
Note: in alcuni tratti del percorso, soprattutto dopo il bivio per l’Alpe Gesiola inferiore, la presenza di erba alta e felci può rendere difficoltoso il percorso.
E’ possibile percorrere in auto la strada sterrata fino al Ponte Rosso, ma è necessario richiedere l’autorizzazione per il transito al Comune di Postua.
La Sezione non si assume alcuna responsabilità di eventuali errori negli itinerari presenti su questo sito.